lunedì 29 novembre 2010

“Riforma” Gelmini. Dopo la scuola, cala la mannaia sulle Università

ROMA – I tagli forsennati introdotti dall’attuale Governo rischiano di precludere alle Università italiane perfino la stentata sopravvivenza.

È questo, in parole povere, il grido di allarme lanciato dalla maggior parte dei Rettori. Soltanto le tre Università romane (la più antica “Sapienza”, “Tor Vergata” e “Roma tre”) hanno accusato, nel 2009, un deficit di 70 milioni di euro. Se rimarrà la ripartizione degli anni trascorsi, sui 400 milioni di finanziamenti aggiuntivi disposti dalla ultima legge finanziaria, agli atenei romani ne arriveranno non più di 30 ed il deficit arriverà a 40 milioni.
Il Rettore di Tor Vergata Renato Laura afferma: «Viviamo tra mille difficoltà e ci stiamo impegnando per avere risorse extra come i contratti internazionali di ricerca o ridurre i corsi di laurea, azzerandone qualche decina. Ma una "riforma a costo zero" come si sente dire in giro è una cosa che fa morire dal ridere».
È la mannaia del centrodestra di governo che sta gettando nel caos l’intero sistema di istruzione pubblica italiana.

La “riforma" Gelmini
Dopo quella sulle scuole superiori, che entrerà in vigore a settembre, è in discussione al Senato il disegno di legge governativo che dovrebbe modificare completamente gli atenei italiani e che potrebbe essere approvato entro la prossima primavera.
Leggendo il testo del disegno normativo una cosa balza subito agli occhi: l’utilizzazione, ripetuta come un mantra, della formula “senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica”. È il modello di base, lo schema del pensiero unico tremontiano che la ministra non può che fare suo: quello di inibire qualsiasi finanziamento agli studi universitari e alla ricerca, anzi, tagliare forsennatamente fino al punto di mettere a rischio qualsiasi ambito di operatività per i docenti e le strutture universitarie.
D’altronde, l’Italia, anche in questo campo, sta rapidamente conquistando il non ambito posto di fanalino di coda dell’Europa in materia di ricerca. Nell’autunno scorso sono state assegnati i finanziamenti europei per la ricerca e il nostro Paese è stato superato praticamente da tutti gli altri, perché il criterio di assegnazione è stato quello della percentuale degli investimenti pubblici che ciascuno Stato europeo destina alla ricerca e in Italia è l’1,1%, inferiore a quello della Svizzera (2,9%), dell’Olanda (1,8%), mentre siamo stati sorpassati anche da Spagna, Slovenia, Irlanda, Repubblica Ceca.
 
Finanziamenti agli atenei più meritevoli
Per giustificare i tagli al sistema universitario, il Governo mette in campo la parola magica, quella utilizzata da sempre per destrutturare il sistema di istruzione pubblica: il merito. E così, sottintendendo che, fino ad ora, sono andati avanti soprattutto i raccomandati e quindi i non meritevoli, si prospetta un futuro nel quale solamente le Università più sparagnine e con i professori più meritevoli, secondo una speciale classifica stilata dallo stesso Ministero nello scorso luglio, potranno usufruire di più finanziamenti. Atenei, ad esempio, come quello di Trento (classificatosi al primo posto), seguito dal Politecnico di Torino e da quello di Milano. Le altre Università dovranno arrangiarsi e, addirittura, chiudere perché non meritano nemmeno più di esistere, con buona pace dei rispettivi bacini di utenza e del diritto allo studio della popolazione studentesca. Ma la classifica stilata dal Ministero è stata pesantemente contestata dai Rettori delle Università di Parma e Macerata secondo i quali il metodo di calcolo seguito dal Ministero è sbagliato.


Ancora una volta, quindi, per ripareggiare i conti in rosso dello Stato, si va a cercare di tagliare li dove non si dovrebbe mai, ovvero nell'istruzione, forti anche del sicuro tornaconto che esso produrrà a livello globale nel futuro:

- SCUOLE PUBBLICHE =
+ SOLDI NELLE CASSE DI QUELLE PRIVATE;
+ RAGAZZI IMPOSSIBILITATI A FREQUENTARE LE SCUOLE SUPERIORI A QUELLE DELL'OBBLIGO, E QUINDI
+ IGNORANTI = POPOLO PIÙ FACILMENTE GESTIBILE, MAGGIORE FACILITÀ A CREARE UNA ÈLITE DI POCHI FIGLI DI PAPÀ E MAGGIORE FACILITÀ A PIAZZARLI NEI POSTI DI COMANDO PER "MERITOCRAZIA".

INSOMMA....BENVENUTI NELL'ITALIA DI DOMANI!

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